TDoR Milano 2021

Sabato 20 Novembre a Milano, davanti a Palazzo Marino, abbiamo celebrato il TDoR – Transgender Day Of Remembrance (Giornata della Memoria Transgender).

Il TDoR è per la nostra comunità il momento del cordoglio e del ricordo dei nostr* mort*, di quelle persone transgender, non binarie e gender non-conforming uccise dall’odio.

Ma non è soltanto questo.
Ogni 20 novembre noi diamo spazio alla nostra rabbia e alle nostre rivendicazioni.

Il testo del discorso di introduzione. Autori Alec Sebastian D’Aulerio e Bianca Iula.

Buongiorno Milano, anche se per noi non è un bel giorno.
Mi chiamo Bianca e sono in rappresentanza dell’associazione ACET “Associazione per la cultura e l’etica transgenere”, ma in questo moménto vorrei rappresentare tutte le persone trans e non binarie del mondo.
Siamo oggi per il TDoR , the day of remembrance. Il giorno del ricordo. 

Perché è importante questa giornata? 
Per ricordare che la transfobia va combattuta insieme alle altre forme di violenza. Ricordarlo a noi persone trans, a familiari, amici e a tutte le persone. Soprattutto a quei politici che sono contrari alla tutela dei diritti e della vita di chi non fa parte della loro cerchia, inneggiando slogan e idee che nel mondo moderno
non hanno più senso. Per nostra fortuna, il mondo e soprattutto le giovani generazioni si stanno evolvendo
nonostante una politica degli adulti fuori moda e fuori dal tempo. Ma c’è ancora tanto da fare per cambiare la società in meglio.
Ricordiamo che siamo tutti simili e diversi ed è proprio la diversità che segue l’evoluzione della specie. 
La transfobia sta nelle piccole cose, ad iniziare dai commenti che ci rivolgete quotidianamente, siano essi scritti mediante una tastiera o resi espliciti verbalmente. 
Commenti che il più delle volte racchiudono una curiosità morbosa nei confronti dei nostri corpi transgender, spesso al limite del feticcio; ma anche un totale rifiuto di essi, attraverso una violenza verbale, psicologica, e troppo spesso, fisica. 
Ma non solo, perché la transfobia si fa anche spazio nella vostra (e nella nostra)
educazione, impartitaci sin dalla più tenera età, ed in cui vi è tutto quel che si può e non si può. E che porta, poi, gli adulti di domani a relegarci ai margini della società, come reietti. 
Perché ad oggi è ancora troppo difficile accettare che una persona compia un percorso di accettazione di sé. Che (quella persona) sia sé stessa a 360 gradi, mostrando anche all’esterno, con orgoglio, il raggiungimento di quella meta, del tutto personale. 
Che tanto arricchisce noi, ma NULLA leva a voi. 
Sì, perché ad oggi siamo noi e voi. C’è una barriera a dividerci, e quella barriera è la mancanza di dialogo. 
Un dialogo, che voi, credete si possa fermare a ciò che pensate di noi, e non ciò che sapete e avete appreso dalla nostra esperienza diretta. 
Avete bisogno che i nostri corpi siano studiati, patologizzati. Che ci si consegni in mano un diploma di incongruenza di genere, per poterci credere! E spesso nemmeno quello basta, o non ci ritroveremmo qui, ogni anno, a contare le nostre vittime. 
Vittime non solo dell’odio, non solo dell’ignoranza, ma di transfobia. 

Il 20 novembre 1998 è la data dell’assassinio di Rita Hester, con la prima veglia funebre svoltasi l’anno successivo a San Francisco. Da allora sono passati ben 23 anni!. E ora come allora, gridiamo forte i nomi di chi, ancora oggi, non ha avuto giustizia, e probabilmente non ne avrà ancora per molto. Perché per quanto possiamo urlare non c’è nessuno ad ascoltarci.

Ogni anno, le vittime, sono sempre di più. Quest’anno ne abbiamo contate 409. Un numero – che ve lo dico per correttezza – non è veritiero: è gravemente sottostimato! Perché non tutti i loro nomi, i loro corpi, raggiungono una testata giornalistica. 

Questo è il caso di Mei, una delle nostre più care sorelle, conosciuta ad inizio 2019.
Mei aveva 19 anni quando è venuta a mancare, come ci disse Laura Caruso, presidente di ACET, nell’annunciarci questa grave perdita. Noi diciamo “è mancata“, ma le parole sono importanti, e Mei si è suicidata. 

Questo è solo un riflesso di una grande realtà: nella nostra comunità non c’è solo l’omo-cidio, ma anche un altissimo tasso di suicidi. Suicidi dovuti a quei commenti di cui vi parlavo all’inizio, a quella violenza verbale e fisica, che ci rivolgete spesso anche inconsciamente. 

Per questo siamo qui. Siamo qui perché è tempo che la comunità transgender possa finalmente cessare di vivere nella paura. Perché se il TDOR per voi è solo un giorno all’anno, per noi è ogni giorno, e non possiamo più permetterci di attendere che arrivi il nostro turno. Nessuno merita di ritrovarsi in quella lista!

È tempo per i cittadini, ma così come le istituzioni, che ci vedano, ci ascoltino, e che prendano tutti atto del fatto di come fino a quando ci ritroveremo qui ogni anno, si renderanno inevitabilmente complici di tali atrocità. 

Abbiamo ripetuto nel lockdown, come un mantra, che “dopo” saremmo stati migliori. Siamo quasi giunti “al dopo” ed è di già il momento di dimostrarlo a voi stessi e alla società.

Grazie per essere qui con noi oggi.

TDoR Milano 2021
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