Nel 2013 – presso il Circolo Harvey Milk di Milano, oggi Circolo Rizzo Lari – è stato avviato il Progetto Identità di Genere.
A partire dal 2020, il Progetto Identità di Genere ha acquisito la forma giuridica di associazione, con il nome di Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere (ACET).
Il Progetto, che nel corso degli anni è divenuto un punto di riferimento per le persone transgender e gendernonconforming nel territorio milanese e lombardo, è così articolato:
- un Gruppo di auto mutuo aiuto (AMA). “All’interno del gruppo trovano spazio ed accoglienza persone transessuali, transgender* e gender non conforming in senso lato: il gruppo è infatti concepito come spazio di confronto sull’identità di genere a 360° ed è aperto a tutte le persone che desiderino confrontarsi sulla tematica, a qualsiasi punto del proprio percorso di autodeterminazione esse siano.”
- eventi di informazione e sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza;
- eventi dedicati alla cultura trans, spazi di autocoscienza e di elaborazione culturale che nel tempo hanno portato alla costruzione di una “comunità di pratica”;
- presentazione delle istanze emerse dal dialogo interna alla comunità transgender e gendernonconforming presso le istituzioni locali.
Qualche informazione sull’esperienza del Gruppo AMA:
Avviato nell’autunno del 2013, ha accolto circa 250 persone, che hanno fruito di un primo ascolto e, in base alle esigenze, di incontri individuali successivi.
Si sono tenuti circa 200 incontri.
Il tempo di permanenza medio è di circa due anni.
Attualmente le persone che partecipano al gruppo sono 50, ad ogni incontro sono presenti mediamente 16 persone.
In direzione FtM (Female to Male): 55%
In direzione MtF (Male to Female): 40%
In direzione Non binari e di genere non conforme: 5%
I partecipanti hanno un’età dai 18 ai 65 anni, l’età media complessiva è compresa nella fascia 30-35 anni (in direzione FtM nella fascia 25-30 anni, in direzione MtF nella fascia 35-40 anni).
A partire dal 2018 il gruppo ha integrato le proprie attività prevedendo la partecipazione delle persone vicine agli utenti (familiari/partner/amici) e dei genitori delle giovani persone transgender*
Dal 2019 sono stati previsti gruppi dedicati ai soli genitori e sono in programma attività rivolte ai minori accompagnati dai loro genitori. -> [vedi sezione Il gruppo AMA]
DOCUMENTI
Atto costitutivo (PDF)
https://www.associazionetransgenere.org/wp-content/uploads/2020/06/AttoCostitutivoWeb.pdf
Statuto (PDF)
https://www.associazionetransgenere.org/wp-content/uploads/2020/06/Statuto_sito.pdf
Per aderire all’associazione:
https://www.associazionetransgenere.org/tesseramento/
VALORI
Il 4 luglio 2019 il Progetto Identità di Genere ha pubblicato una lettera aperta al Sindaco alla quale è seguito l’avvio di un dialogo con le istituzioni del Comune di Milano. Dalla lettera, è possibile evincere i valori della nostra associazione e i suoi obiettivi: la piena autodeterminazione per le persone transgender o gendernonconforming nel rispetto degli ultimi orientamenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in materia, la tutela del lavoro e delle professionalità delle persone T*, la diffusione e l’elaborazione di cultura, il contrasto a ogni forma di speculazione economica sulle vite delle persone T*.
Si ripropone qui una parte del testo della lettera:
“Come realtà di persone che ogni anno segue e supporta concretamente la popolazione transgender, intendiamo avviare un dialogo con le istituzioni e con il Comune di Milano, sicuri di trovare ascolto. Riteniamo infatti che i tempi siano maturi perché Milano dialoghi istituzionalmente con quelle persone transgender che sono, prima di tutto, cittadine e cittadini.
Crediamo fermamente che l’integrazione della persone transgender passi primariamente dal lavoro. Le persone transgender restano infatti le più colpite dalle discriminazioni, perché più visibili e identificabili: le barriere all’ingresso del mercato del lavoro – a dispetto della sempre maggiore mediatizzazione della realtà transgender – esistono e resistono. In parole semplici, le persone trans vengono ancora scartate ai colloqui di selezione a causa dei pregiudizi e subiscono mobbing sul posto di lavoro.
Ancor più complessa e non semplice è la gestione di rapporti di lavoro autonomo e lo svolgimento di libere professioni, dove è il rapporto con i clienti a presentare criticità, anche se le cause alla radice dei problemi sono note: pregiudizio e stereotipi ancora radicati, diffusissimi e duri a morire. Riteniamo che una città come Milano debba promuovere politiche attive per la ricerca del lavoro – in un’ottica di Diversity & Inclusion ma anche sindacale – perché il lavoro è il primo motore dell’integrazione sociale delle persone transgender (e non solo) e il primo diritto fondamentale negato ad una buona fetta della comunità trans.
Riteniamo inoltre essenziale operare in scuole e università, favorendo in ogni modo i percorsi scolastici delle persone transgender che – troppo spesso, ancora oggi – abbandonano gli studi a causa del bullismo e dell’impreparazione del personale della scuola. Riteniamo essenziale promuovere cultura, perché per troppo tempo la condizione transgender è stata chiusa nella bolla della medicalizzazione e della patologicizzazione, oltre che di un controproducente pietismo.
Oggi, finalmente, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che la condizione transgender e gender non conforming non è una malattia mentalee occorre che i governi di tutto il mondo diano seguito a questa importante decisione storica. Insomma, più libri e meno medici, nelle vite delle persone transgender.
Non ci piace l’idea – sostenuta da alcuni – di creare a Milano un consultorio o servizio “dedicato” alle persone transgender finanziato con soldi pubblici, idea di spazio, a nostro avviso, troppo ghettizzante: si farebbe un favore ai benpensanti che preferiscono le persone transgender relegate dietro a rassicuranti quanto anacronistici steccati. Spazio che peraltro, potenzialmente, potrebbe favorire conflitti di interesse dannosi. Ad esempio, non riteniamo virtuosa la possibile dinamica per la quale potrebbero ricevere più finanziamenti i consultori che tengono per più tempo le persone all’interno dei loro servizi perché, di fatto, andrebbe a penalizzare l’utente finale che negli intenti si vorrebbe tutelare: la persona transgender che oggi, a ragione, chiede percorsi snelli, veloci e al passo con i tempi. Riteniamo invece urgente e imprescindibile la formazione del personale sanitario in ASL e ospedali, nei luoghi dove la cittadinanza tutta viene assistita e curata, e – pur comprendendo che la competenza in ambito sanitario è regionale – siamo sicuri che una città come Milano potrà fare la differenza nell’avviare delle buone prassi.
Riteniamo che si debba guardare al futuro e ragionare di conseguenza: ormai in molti paesi del mondo, le persone transgender ottengono il cambio di nome e di genere senza passare da medici e tribunali. Auspichiamo e ci aspettiamo che molto presto anche l’Italia riveda l’ormai datata legge n° 164/82 recependo i nuovi orientamenti che sempre più – in Europa ma non soltanto – stanno rendendol’agibilità al genere di elezione un diritto e non più una concessione, e che si adeguino, come già sta accadendo grazie alle sentenze degli ultimi anni della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, le prassi giurisprudenziali. Milano può e dovrà essere il faro italiano di questa evoluzione. In un futuro non lontano, a chi deciderà di accedere a percorsi che prevedono la medicalizzazione del corpo (non tutte le persone transgender scelgono la medicalizzazione, va ricordato), occorreranno semplicemente buoni e competenti medici endocrinologi e una buona équipe di medici chirurghi. Tutti le altre professionalità – psicologi, psichiatri, counselor e avvocati – saranno presto obsolete e anacronistiche in relazione alle persone transgender che – sempre di più – otterranno il giusto diritto all’autodeterminazione. Questo processo porterà non solo a non notevole snellimento degli iter di transizione, ma anche a un risparmio notevole per la persona transgender e per la collettività in termini di spese da sostenere.
Riteniamo che si debba lavorare a buone e trasparenti convenzioni che premino i professionisti che praticano tariffe calmierate, che lavorano in modo etico e i cui curricula siano attentamente esaminati, perché a Milano esiste il problema di un business che sui percorsi di transizione – nel privato – si è venuto a creare. Non vogliamo fare ingiuste generalizzazioni, esistono molti professionisti validi ed etici, ma non possiamo chiudere gli occhi davanti a un problema che certamente a Milano esiste.
Vale la pena di ricordare che l’Assessorato alle Politiche Sociali non è il solo destinatario della nostra lettera aperta, ma che abbiamo coinvolto anche l’Assessorato alle Politiche del Lavoro, quello alla Cultura e quello all’Istruzione. Questo perché, per rendere effettivo il godimento dei diritti civili, occorre un lavoro il più possibile trasversale. Il passo successivo sarà per noi la disintermediazione della gestione politica delle questioni che riguardano le persone transgender, modificando il mix a vantaggio del lavoro e della cultura, invece che della “cura di una patologia” che non è mai stata tale e che finalmente l’OMS ha inquadrato nella giusta luce. Vorremmo passare dal ruolo di “operatori” a quello di “interlocutori”, vorremmo eliminare filtri e satelliti e sappiamo che questo porterà importanti risultati.
Crediamo che la nostra città potrà e vorrà confermare la sua meritata fama di capitale dei diritti civili e restiamo a disposizione del Sindaco e della Giunta per tutti i chiarimenti che dovessero rendersi necessari.”